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In “Un tempo assente” c’è un luogo realizzato per tutti noi

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Un tempo assente, la nuova silloge poetica dell’autrice Moka, è un viaggio nella memoria, nei luoghi d’infanzia e nel suo vissuto. Vissuto che a tratti coincide con quello di altre persone: nel nostro caso il lettore che si troverà coinvolto suo malgrado nei profumi, nei sapori, nelle sensazioni anche tattili e nelle emozioni di un tempo che, pur appartenendo al passato, si muove su un percorso circolare per permetterci di visitare il luogo che Moka ha realizzato per tutti noi tramite i suoi ricordi.
C’è tutto un mondo in queste poesie: un mondo atavico, naturista, aspro e delicato allo stesso tempo. Un mondo di realtà sotterranee ed emerse come quelle protette dalle acque di un lago; un mondo di rimpianti, di bilanci, di forse e di se, e una fermezza che li spazza via tutti questi sentimenti. Quando, a questo punto della lettura, ti ritrovi ripiegato in te stesso nei meandri dei tuoi percorsi personali ecco che emerge una luce, un’unica certezza: che la vita serve a imparare e a sapere ritornare senza paura nei luoghi che ci appartengono; che la sofferenza forgia e ci aiuta a rimanere ancorati a quello che siamo o stiamo per diventare; inoltre, ci invita a non abbandonarci alla malinconia, al dolore, ma a farli diventare strumenti che si piegano al nostro volere permettendoci di crescere come uomini liberi.
Insomma, senza timore diamoci una guardata allo specchio attraverso i versi poetici di Moka e non ne rimarremo delusi.

Recensione di Angy C. Argent

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