Immagini, suoni ricordi e sentimenti imprigionati dentro le parole. Un antico gioco dove il poeta erige città di versi non per nascondersi al mondo ma per rivelarsi a esso. Non è facile carpire i segreti dietro all’inchiostro: le poesie vanno lette più e più volte per carpine l’essenza e anche allora si intravede solo uno squarcio del mondo che il poeta voleva trasmettere.
Non può, dunque, bastare una sola lettura per “Nella mia selva sgomenta la tigre” di Moka, edito presso Le Mezzelane Casa Editrice: qui molti mondi e altrettanti sentimenti si mostrano al lettore attraverso la poesia che
«[…] scandisce la fioritura di un mondo imperfetto»
(Poesia romantica).
Si parte già dalla suggestiva copertina e dal titolo di questa raccolta di poesie che veste i panni della tigre, superbo felino che è forza e bellezza allo stesso tempo.
«In fondo alla radice dei tuoi sogni,
dove si nasconde la tigre,
là, nei tuoi occhi ti vedo»
(In fondo alla radice dei tuoi occhi)
Difficile scegliere dei versi su cui soffermarsi, perché in tutte le poesie c’è qualcosa, un richiamo ancestrale che richiede attenzione e vuol parlare di te, in un certo modo. A tratti questa raccolta appare come la ricerca di sé nel tentativo di spiegarsi a gli altri, cercando di distendere la stessa anima e sperando di andare oltre a ciò che la gente vede. Come nei versi di “Le ho raccontato di quanto acrobata fossi”:
«Un giorno le ho raccontato di quanto acrobata fossi
sul filo e tagliente del mio baratro»
[…]
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