Come un animale la poetessa fiuta il silenzio…
Postfazione
C’è un luogo dell’anima per tutti noi, quello di Ilaria è l’Appennino: colonna vertebrale del suo corpo di poetessa, un solco, cicatrice riconoscibile nel suo sguardo, leggero e introverso, e nel suo corpo fibroso fatto di lunghi silenzi, di lunghi abbandoni, di rinascite e di ascolto, di spine.
Come un animale la poetessa fiuta il silenzio, raccoglie la storia della sua terra e ne fa dono prezioso, incontro col lettore; ella visita i luoghi abbandonati dall’umano e ne coglie la stessa vibrazione di vita che c’è nelle sue ossa: è l’attesa, le stagioni che si susseguono, ognuna procreatrice di meraviglia, la natura, col suo silenzio e la sua
voracità, continua ad esistere nonostante le tracce d’uomo siano sempre più flebili.
Nell’anima della poetessa ci sono parole, nascondigli e ricordi, la nenia perpetrata della stria ch’è in lei cuce il passato al futuro, la poetessa ha l’ago che fila e cura la vita attraverso la parola magica.
Moka