Ho apprezzato lo sforzo creativo alla ricerca della armonia (raggiunta) fra le immagini e le parole. Ho trovato un susseguirsi di coppie concordi, nel loro dialogo sommesso che esprime rumori, silenzi, colori, ombre.
Poesia e fotografia procedono fra le linee nette per mano dell’uomo, e le sinuosità morbide della natura.
Fotografia e poesia esprimono le punte acute e le ombre sfumate dell’uomo che combatte fra contrasti, ferite, nostalgie, certezze, paure, amore.
Poesia e fotografia creano atmosfere di cielo e terra, che si specchiano nell’acqua e plasmano due realtà: quella esterna della natura e quella interna dell’anima. Mi colpisce il contrasto fra l’eterna immobilità dello scatto fotografico in cui il tempo si arresta e il perenne movimento della poesia in cui il tempo scorre: la bicicletta rimarrà per sempre appoggiata
al muro scrostato, vicino a quel portone, ma l’uomo di ottant’anni ruberà biciclette e sarà per sempre inseguito; le nubi circonderanno immobili lo sprazzo di azzurro, mentre i sogni proseguiranno nel risveglio; l’angolo di ospedale rimarrà deserto, ma noi cercheremo “intimità perdute nell’attesa”, il treno in corsa resterà in quel punto preciso, dove la luna è attraversata da un filo elettrico, ma la poetessa ha visto passare il treno della vita…
Tuttavia lo stato e il moto perenni sono due estremità che si toccano.
Grazie Aurelia Rossi, autrice