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Nella mia selva sgomenta la tigre – Poesie di emancipata espressività

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Bozzetti al carboncino, istantanee di intense riflessioni dove brilla l’accurata ricerca della parola. Una poesia moderna, fresca e acuta è racchiusa nella silloge “Nella mia selva sgomenta la tigre” di Moka.

Una poesia che fluisce chiara, leggibile, piena di forza; le composizioni di Moka rimandano e accompagnano il lettore nella gimkana dei tanti attimi di vita che scorrono semplici e diretti, con dettagli di toccante e realistica verità quotidiana. Attimi irrinunciabili, dolorosi, pieni di rumorosa solitudine e silenziose moltitudini. Le composizioni contengono come fossero scrigni di alabastro una fine sensibilità, una espressività “emancipata” e uno stile incisivo e molto personale. “Sto tentando di suggellare un’idea interiore:/ lascia la mia testa appoggia le labbra alla notte, /lascia che le stelle si accendano, una ad una.” Per libera associazione la poesia di Moka, il cui vero nome è Monica Zanon, ha fatto riaffiorare l’idea della “poesia-concreta”, in questo filone poetico i significati sono affidati non solo alle parole, ma anche alla loro rappresentazione fisica che tende ad unire, a saldare la parola all’immagine, o meglio, alla sua evocazione. “Non saremo mai ciò che vorremmo/Essere/eppure/ non sappiamo ancora ciò/ a cui vogliamo somigliare.” Un tema a noi caro e che lottiamo per vedere estirpato, come la violenza sulle donne tra le pareti domestiche, è tratteggiato con lieve e preziosa incisività. “Il terrore è nella tua casa, / urlano i muri, ma nessuno li ascolta. / La prigione è la tua casa,/ quel luogo sacro/ è in balia della tempesta/”Molto efficace la denuncia della sottile e pervasiva violenza perpetrata dalla ingannevole pubblicità sulle donne, lo spingerle a una ricerca di una inesistente perfezione mentre affondano nei gorghi neri della disistima. “Senza sapere che semplicemente mi perderò. / Perderò la mia identità, schiava dal sorriso amaro, / su un cartellone pubblicitario.”L’avvolgente e soffocante dolore che avviluppa donne e uomini così ben evocato dalla ricerca delle parole-immagini. “Siamo chiavi di, lettura/ di noi stessi/ su un’altalena di sentimenti/ appesa alla luna, / eremo di pietra/ in cui sognare/ ancora/” Abbiamo rivissuto, negli intensi versi di Moka, il dolore afono di chi piange le vittime della strada. “Pezzi di persone, / scatti di ciò che sono stati, / pezzi di persone/ strappate dal petto dei loro cari, / la vita urla sull’asfalto/ opprime la libertà dell’Essere”.

Recensione di Cora Craus per ED EssereDonna

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